Giorgio Calcaterra
Il tassista volante nato per correre
Abbiamo intervistato Giorgio Calcaterra il più grande ultramaratoneta italiano di tutti i tempi, uno degli sportivi che hanno aiutato a diffondere e conoscere sempre meglio il mondo della corsa.
Diamo un paio di numeri per dare un’idea di chi è Giorgio Calcaterra: oltre 230 maratone corse dal 1998 con record personale di 2 ore e 13 minuti, oltre 1000 gare disputate in carriera, 12 volte vincitore della 100km del Passatore, 3 volte campione del mondo dell’ultramaratona con la maglia dell’Italia.
Hai iniziato a correre all’età di 10 anni partecipando alla prima stracittadina di Roma, la tua città. Cosa ti ha spinto a partecipare a una corsa del genere a un’età in cui si pensa al massimo a tirare quattro calci a un pallone con gli amici?
La curiosità, venivo proprio da un allenamento di calcio quando con mio papà abbiamo visto la locandina della gara. Lui mi ha chiesto se mi andava di farla e io ho accettato.
Qual è la corsa a cui sei più affezionato?
La 100 km del Passatore, una gara alla quale ho partecipato negli ultimi dodici anni.
Sei un grande ambasciatore della lotta al doping. Oggi è una piaga molto diffusa in sport come il ciclismo, pensi che esista anche nel mondo del running? Se si, come si combatte?
Per combattere questa piaga sarebbe sicuramente utile mettere delle pene più severe. Assurdo dire a chi si è dopato, ora per due anni non gareggi più. Che pena è?
Da anni, insieme Davide Cassani e Stefano Baldini sei l’ambasciatore del running italiano nel mondo. Puoi dirci se e come è cambiata la tua vita da quando sei diventato famoso?
Non mi sento famoso solo un po’ più conosciuto. Promuovere la corsa per me è sempre stato un piacere. La mia vita non è cambiata, continuo a coltivare le mie passioni con amore.
Nella tua carriera hai superato anche diversi problemi fisici. Quanto è importante l’aspetto psicologico nella corsa? Credi nel concetto di Mindfulness o consapevolezza nella corsa?
L’aspetto psicologico è importantissimo, sia nelle gare che negli allenamenti. Io non pratico la Mindfulness ma sono convinto che per molte persone potrebbe essere utile.
Sei molto attivo anche sui social, Facebook, Instagram, Twitter, qual è il tuo rapporto con i nuovi media e con gli utenti?
E’ bello poter condividere le proprie esperienze con gli altri e quando posso lo faccio volentieri e i social ti permettono di arrivare a molte più persone.
Hai pubblicato anche un libro “Correre è la mia vita”, una sorta di diario dove parli anche del rapporto con tuo padre. E’ evidente che tuo padre sia stato molto importante nel farti avvicinare al running, puoi dirci qual è l’insegnamento più grande che ti ha lasciato?
Quello di correre con il sorriso. La corsa mi diceva spesso è vita, è un modo per conoscere nuovi posti e nuove persone. Mi diceva inoltre di dare il massimo ma di accettare qualsiasi risultato venga.
Che consigli daresti a un ragazzino che vuole avvicinarsi al mondo della corsa?
Gli stessi che mi dava mio papà, gli direi di capire che la corsa è bella e va amata. Gli direi anche di accettare qualsiasi risultato possa venire senza darlo per scontato.
Tutti sanno che da anni hai rinunciato a carne e pesce, questo ha influito sulle tue prestazioni? Come integri le proteine che servono al tuo corpo?
Penso che abbia influito positivamente, tutti i miei record li ho fatti con questo tipo di alimentazione. Le proteine le prendo da altri prodotti come i legumi.
Come si affrontano a livello mentale e fisico maratone da 50 km o ultramaratone come la 100 km del Passatore? Ti alleni e ti alimenti in maniera diversa nelle settimane precedenti alla gara?
Con serenità, sapendo che quello che conta è provarci e tutto quello che verrà andrà bene. Nei mesi precedenti cerco solo di aumentare i km settimanali.
Quali sono i prossimi progetti nel cassetto?