Dario Marchini
Corro Ergo Sum
Intervista a Dario Marchini, creatore di Corro Ergo Sum, uno dei portali per gli appassionati di running più completi e seguiti d’Italia. Un viaggio a 360° nella vita di un designer, diventato giornalista, trasformatosi infine in runner per dare sfogo a una passione irrefrenabile.
A che età hai iniziato ad appassionarti al mondo del running?
Ho sempre praticato sport. Ma quel che mi ricordo bene è che da piccolo odiavo correre, troppa fatica. Poi durante il liceo qualcosa è cambiato e correre è diventato improvvisamente più facile. Naturale. Purtroppo però non ho mai praticato atletica (nessuno, né professori né allenatori me lo hanno mai suggerito) ma correvo ai giochi della gioventù per la mia scuola. Mezzofondo e cross, con la velocità non ho mai avuto un buon feeling.
Durante l’università ho proseguito l’attività agonistica su altri campi, corricchiando solo per tenermi in forma. E dopo i trent’anni ho scoperto invece il vero piacere di correre e ben presto mi sono dedicato solo a quello. Prima qualche uscita vicino a casa per mantenere la forma, poi le tapasciate domenicali con gli amici per perdere un po’ di peso, fino ad arrivare alla maratona, nel 2007. Tagliando quel traguardo è scoppiato il vero amore.
Quando e come nasce Corro Ergo Sum?
Inizialmente, quando mi sono avvicinato alla corsa da amatore, ho iniziato a scrivere una sorta di diario dei miei allenamenti, per avere memoria di sensazioni, tipologie di allenamenti etc.. Poi, per il mio lavoro (sono Designer e Giornalista), ho avuto la necessità di dover imparare ad utilizzare i primi CMS e ne ho approfittato per fare pratica creando il mio sito personale, Corro Ergo Sum. Poco alla volta, da semplici post di qualche riga ho iniziato a raccontare la mia storia quotidiana di runner attraverso articoli sempre più completi. Così ho iniziato ad avere un seguito e lo stimolo, sia nello scrivere che nel correre, è cresciuto sempre di più.
Ti definisci un runner che scrive ma anche un giornalista che corre. In quale delle due ti identifichi di più?
Nel 2013, ho avuto la possibilità di iniziare a collaborare con Runner’s World e in poco tempo sono diventato Giornalista, riuscendo a far diventare lavoro vero una passione. Se penso a Corro Ergo Sum, sicuramente mi posso definire un runner che scrive, se penso a Runner’s World decisamente un giornalista che corre.
Come riesci a conciliare il giornalismo e la corsa?
Come già spiegato le due cose sono nate insieme e allo stesso tempo l’una in conseguenza dell’altra. Fortunatamente lavorare come giornalista senza orari fissi e senza un cartellino da timbrare mi dà la possibilità di poter gestire e organizzare le giornate al meglio. E soprattutto anche tante opportunità legate al mondo del running: nuovi prodotti da testare in anteprima, eventi e manifestazioni a cui partecipare, personaggi da incontrare e intervistare…
Quante ore al giorno dedichi all’allenamento?
Quando ho iniziato a correre in maniera continuativa mi allenavo quattro giorni a settimana. Poi col tempo ho aumentato chilometraggio e ore dedicate all’allenamento fino ad arrivare a sei volte a settimana. Purtroppo però mi sono anche accorto che con l’aumentare dell’età sono aumentati gli infortuni muscolari, così dallo scorso anno ho preferito diminuire e passare a cinque sedute settimanali.
Quanto tempo dedichi invece al blog?
Tralasciando queste ultime settimane in cui non mi sto allenando e quindi ho molto meno da raccontare, solitamente cerco di scrivere almeno tre o quattro articoli a settimana. Il tempo dedicato dipende molto dalla tipologia di articolo che devo scrivere. Se si tratta di una recensione ci vogliono anche più giorni, per parlare di un allenamento magari anche meno di un’ora, per raccontare una maratona a volte anche una mattinata intera. Calcolando che poi la gestione di un sito non si limita al solo scrivere ma anche alla sua manutenzione, alla gestione dei social, al coordinamento con utenti e aziende, diciamo almeno una ventina di ore a settimana.
Che rapporto hai con il tuo pubblico?
Quando ho iniziato a scrivere l’ho fatto semplicemente per me. Per tenere memoria dei miei allenamenti, delle sensazioni, dei progressi. Poi ho capito piano piano di poter diventare un esempio positivo.
Amici che non avrebbero mai pensato di poter correre neanche un chilometro, col tempo si sono appassionati fino ad arrivare a correre la maratona. Hanno cominciato ad arrivare i primi lettori “sconosciuti”. In tanti hanno iniziato a contattarmi per avere consigli, aiuto, semplicemente per dire la loro o per ringraziarmi. Con l’avvento dei Social la crescita è diventata poi esponenziale. La visibilità è aumentata, come è aumentato il numero degli “amici” che ogni domenica mi capita di incontrare in tutte le manifestazioni.
A me fa piacere, perché è un rapporto diretto. Si fidano. Questa è la cosa che maggiormente mi dà soddisfazione e mi ripaga di tutto il lavoro che faccio esclusivamente per passione.
Cosa hai provato la prima volta che hai partecipato a una maratona?
Come si dice? “La prima volta non si scorda mai…”.
Nonostante mi fossi preso il giusto tempo per prepararla, nonostante avessi seguito scrupolosamente la mia prima tabella di allenamento, nonostante avessi provato ad immaginare cosa potesse aspettarmi, è stata un’esperienza devastante. Mesi di allenamenti che sono sembrati infiniti. Un’adrenalina pregara che mi ha fatto correre i primi chilometri come se fossi stato su un tapis roulant. Poi quel mondo sconosciuto oltre il trentesimo chilometro.
Emozioni, fatica, sudore mai provati prima, con la voglia di cedere e fermarsi che si alterna alla caparbietà e la forza per non mollare. Un continuo sballottamento tra pensieri, sensazioni, ricordi, speranze, sogni.
Fino a quando i chilometri poco a poco, senza nemmeno accorgermene, sono passati.
Sotto il traguardo è rimasto solo un turbinio di emozioni che mi ha assalito come un vortice facendomi sentire invincibile. Vivo. Un maratoneta. Era il 2 dicembre 2017. A Milano. E quest’anno, lo stesso giorno, vorrei esserci a Valencia per un nuovo personale. Chissà…
Dove ti piace allenarti abitualmente?
Abito in Martesana, ad est di Milano. Quando non sono in giro per lavoro il Naviglio è la mia casa.
Utilizzi qualche accessorio particolare per tenere traccia delle tue prestazioni?
Mi capita di testare e provare sempre nuovi modelli di sportwatch e normalmente prediligo i Garmin. Proprio in questi giorni avrò a disposizione l’ultimo nato della società del Kansas, il Forerunner 645M. Potete trovare tutti i miei allenamenti sia su Strava che su Garmin Connect.
Con quali aggettivi definiresti la filosofia di un runner?
Definire un’unica filosofia per tutti i runner credo sia impossibile. Posso parlare della mia, che è racchiusa nel nome del mio blog: Corro Ergo Sum. “Corro quindi esisto”, che incarna e sintetizza la vera passione per la corsa.
Semi-citazione del “cogito ergo sum” (penso quindi esisto) di Cartesio. Con le scarpe ai piedi ci sentiamo improvvisamente liberi, vivi. Grazie ad un gesto così semplice e allo stesso tempo così naturale (correre come pensare) realizziamo tutto d’un tratto di esserci. I problemi e le preoccupazioni, anche solo per un’ora, ci scivolano via veloci sulla pelle, ce li lasciamo alle spalle e non ci possono più raggiungere. E siamo solo noi stessi.
Oltretutto ho dovuto anche fare un po’ di ricerche per essere sicuro che fosse grammaticalmente corretto (il latino più arcaico direbbe “curro” e non “corro”) ed ho avuto il benestare dalla mia vecchia professoressa di latino del liceo.
In famiglia condividono la tua passione per il running?
Io e Chiara, mia moglie, ci siamo conosciuti correndo. Siamo stati selezionati entrambi nel team che La Gazzetta dello Sport aveva organizzato nel 2012 per correre la Strongman Run in Germania, al Nurburgring, quando ancora in Italia non esisteva. Da allora abbiamo sempre corso insieme appena ne abbiamo avuto l’occasione. Mi capita di farle da pacer, quando le rispettive preparazioni ce lo consentono, e spesso facciamo gare di coppia, come la Monza-Montevecchia (che abbiamo vinto alla nostra prima partecipazione). Da quasi due anni poi siamo diventati genitori di Tommaso e, grazie al nostro passeggino da running Thule, riusciamo anche a correre tutti e tre insieme, sia in allenamento che in gara.
Quali consigli daresti a un genitore che vuole cimentarsi nello stroller running?
Lo stroller running è un modo semplice e alla portata di tutti per fare attività fisica insieme al proprio bimbo e volendo, come nel nostro caso, con tutta la famiglia. Non c’è nulla di più semplice che correre, ce lo insegnano i bambini stessi appena iniziano a muovere i primi passi.
Certamente chi già ha praticato il running prima di avere un figlio è avvantaggiato rispetto a chi vuole intraprendere questa nuova disciplina partendo da zero. Correre è faticoso facendolo da soli, lo diventa ancora di più spingendo venti chili (e più) su tre ruote. Ma può essere un buono stimolo per la mamma che vuole ritornare in forma dopo la gravidanza e non riesce a trovare il tempo per fare anche attività sportiva, basta trasformare la passeggiata quotidiana in una corsa sempre più performante.
E’ anche un modo semplice per trovare dei momenti per tutta la famiglia di stare insieme all’aria aperta facendo sport. E perché no, la motivazione giusta per iniziare a fare quell’attività fisica che per tanti anni era stata lasciata in secondo piano.
Ma, come per ogni attività che comporta dell’impegno, non va presa sotto gamba. E’ necessario innanzitutto fare un passo alla volta, consapevoli del proprio livello, cercando di aumentare il carico di chilometri, di impegno e di velocità poco alla volta. E imparare a farlo nel modo corretto. La postura è fondamentale: correre spingendo con un solo braccio alternando destro e sinistro, verificare la corretta altezza della maniglia di spinta, utilizzare passeggini progettati per il running, con ruote grandi, ammortizzatori e freni manuali. Senza dimenticarsi che all’interno si trova un bambino, che deve essere considerata la priorità assoluta su tutto il resto.
Chi pensa allo stroller running immagina di vedere sfrecciare mamme e papà vestiti da supereroi. Ma la realtà è ben diversa. Prima di diventare top runners bisogna padroneggiare tecnica e fatica. Magari iniziando con l’alternanza di corsa e cammino, come si fa solitamente nel running, per poi passare a sforzi più prolungati ed allenamenti più intensi. Ricordiamoci che lo facciamo per stare bene noi e per far star bene i nostri figli. Solo dopo viene tutto il resto.
Quali sono le prossime gare a cui parteciperai?
Bella domanda. Da due mesi sono praticamente fermo per un problema alla schiena che non riesco a risolvere purtroppo. In queste settimane sto facendo degli esami più approfonditi per capire quale possa essere la causa e risolvere la cosa il prima possibile. Il mio obiettivo, prima che tutto questo succedesse, era di provare ad abbassare il mio personale in maratona (2h 51′) il prossimo dicembre a Valencia, cercando nel frattempo di migliorare anche diecimila e mezza maratona. L’obiettivo rimane, il tempo a disposizione c’è ancora. Ma ormai tutto dipenderà da come e quando risolverò questo infortunio. Ma come prima cosa devo pensare a ritornare a correre. Mi manca davvero tanto.
La tua vignetta è una perfetta immagine virale. Puoi raccontarci come è nata?
La mia vignetta è opera di Maurizio Di Bona, alias The Hand, autore del libro “Cose da Runners”, in cui sono raccolti cento diverse tipologie di runners, raccontati tramite una caricatura e un breve testo ironico.
Maurizio, avendo letto uno dei miei racconti della Strongman Run, mi ha utilizzato come “modello” per la caricatura de Il Fenomeno, capitolo appunto dedicato agli amanti delle “obstacle race”. Vedendo il risultato finale non ho saputo resistere ed ho iniziato ad accompagnare ogni mio articolo utilizzando l’immagine ad hoc con il mio fumetto, facendolo poi diventare anche il logo del mio sito.
Un elemento che sicuramente mi contraddistingue (e che altri hanno provato ad imitare).
Anche se non so ancora quando, in anteprima vi posso svelare che presto ci sarà una nuova versione…